Anca

Artrosi Dell'Anca

Cos'è e come si Presenta

L’artrosi è una patologia cronica infiammatoria degenerativa evolutiva della cartilagine articolare ma che col tempo può coinvolgere anche le strutture limitrofe all’articolazione.Quando il paziente presenta dei sintomi generalmente si è già instaurato un danno articolare.E’ in aumento ed è molto subdola come patologia, in quanto nelle prime fasi il paziente ha dolore anche intenso ma saltuario,ovvero in determinati giorni sta bene senza problemi,in altri zoppica e ha dolore intenso improvvisamente senza traumi, ma sottovaluta il problema e non si reca dall’ortopedico fino a quando il dolore diventa costante e invalidante.Di artrosi non si muore, ma si vive male.

Qui di seguito potrai leggere tutte le informazioni riguardanti la presentazione tipica dell’artrosi dell’anca e le soluzioni possibili.Se ti ritrovi in queste problematiche o vuoi capirne di più ,potrai contattarmi per fissare una visita ortopedica per cercare di risolvere insieme il tuo problema.Se hai male all’anca dedica 5 minuti del tuo tempo per leggere questi paragrafi.Il mio approccio è sempre individuale in quanto ogni caso è diverso e va affrontato in maniera unica e personalizzata.

Il classico dolore di presentazione per l’artrosi dell’anca è localizzato:

  1. Inguine.
  2. Regione glutea laterale e posteriore che può estendersi fino al ginocchio.
  3. Tipiche difficoltà sono rappresentate dalla rigidità mattutina al risveglio o ad allacciarsi le scarpe sulla sedia o a salire sulla moto/bicicletta/auto oltre alla zoppia e al dolore intenso tipico delle forme più avanzate e gravi.
  4. Nelle forme avanzate il paziente può non avere dolore (se fortunato)in quanto l’anca è in anchilosi ovvero completamente bloccata.Tuttavia può presentare zoppia e dolore al rachide e al ginocchio causati dalla postura alterata a causa dell’anca artrosica.
  5. Zoppia
  6. Il dolore artrosico e la zoppia,inoltre, possono causare cadute accidentali con conseguenti fratture che richiederanno successivamente intervento chirurgico in urgenza e non più in elezione,in particolar modo negli anziani e nei soggetti con osteoporosi,ma con prognosi decisamente diversa.

In questi casi quando la vita quotidiana presenta una limitazione è necessario rivolgersi ad un chirurgo ortopedico specialista dell’anca.

Che esami radiologici sono necessari?

Fondamentali sono una radiografia del bacino più assiale dell’anca interessata per una valutazione iniziale.Potranno essere richiesti successivamente una TAC o RMN dell’anca per uno studio più approfondito dell’articolazione oltre ad una radiografia del Rachide Lombo-sacrale tramite tecnologia EOS molto importante in pazienti con lombalgia cronica o già sottoposti a chirurgia del rachide per lo studio dei rapporti spino-pelvici(Hip-Spine syndrome).

Leggi la mia pubblicazione cliccando su questo link: https://mo-journal.com/posts/tha-instability-in-hip-spine-syndrome-surgical-implications-1647

Quali Terapie possono essere effettuate per ridurre la sintomatologia?

Certamente nel corso degli anni con l’evoluzione della diagnostica e delle conoscenze in campo medico il trattamento conservativo riveste sempre il primo e fondamentale approccio terapeutico.

  1. Antidolorifici,riposo funzionale,cyclette,piscina,ginnastica e stretching muscolare.
  2. Infiltrazioni ecoguidate di acido ialuronico ad alto peso molecolare.

Quando è necessario ricorrere ad un intervento chirurgico?

Quando il trattamento conservativo non riesce ad alleviare i sintomi e a migliorare la qualità di vita del paziente,l’unica soluzione definitiva curativa è la Protesi totale dell’Anca.

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In che cosa consiste l’intervento di Protesi d’Anca?

È una procedura chirurgica dagli esiti sorprendenti per i notevoli benefici che porta al paziente e che ha pochi riscontri in termini di rapporto rischi/benefici nella chirurgia moderna.

L’intervento prevede la sostituzione delle parti degenerate,che sono la testa del femore con parte del collo e l’acetabolo ,con delle protesi che ne ricalcano la forma e l’anatomia.

Al posto dell’acetabolo viene impiantata una coppa concava che accoglie un inserto.

Nel canale femorale verrà inserito uno stelo al cui apice vi sarà una testina in ceramica che si articolerà con l’inserto acetabolare,ricreando cosi l’articolazione.

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Mininvasività nella chirurgia protesica dell’anca,cosa s’intende?

La mininvasività nell’intervento di protesi d’anca ha dimostrato nel corso degli anni diversi vantaggi dovuti all’associazione delle tecniche chirurgiche sempre meno invasive e anestesiologiche loco-regionali che hanno consentito la possibilità di applicazione nel nostro ospedale del protocollo ERAS(Enhanced Recovery After Surgery) che determina per il paziente un rapido recupero nei giorni successivi all’intervento conseguenti ad:

  1. Una minore perdita ematica.
  2. Minor necessità di trasfusioni nel postoperatorio.
  3. Maggior equilibrio e propriocettività avvertita dal paziente.
  4. Minor dolore post operatorio.
  5. Minor tempo di allettamento post intervento.
  6. Precoce dimissione ospedaliera.

Tale concetto può essere inoltre esteso anche ad un minore sacrificio di tessuto osseo con impianti anatomici mininvasivi a conservazione del collo femorale, protesi di limitate dimensioni e all’utilizzo di materiali di ultima generazione che consentono una maggiore e più rapida osteointegrazione della protesi all’osso.

Grazie al rispetto dei tessuti muscolari e della capsula articolare(Tissue Sparing Surgery) è possibile deambulare il giorno stesso dopo l’intervento o al più tardi il mattino successivo, e iniziare sin da subito la rieducazione motoria e funzionale rendendo l’intervento idoneo anche ai soggetti molto anziani,più giovani o agli sportivi che per patologia o per il troppo utilizzo hanno danneggiato irrimediabilmente l’articolazione.Nei pazienti sani che non hanno particolari patologie e che non sono troppo anziani si può valutare la possibilità di intervento contemporaneo bilaterale di Protesi all’anca.

Non esiste inoltre una via di accesso all’anca perfetta ed esente da complicanze,ognuna ha vantaggi e svantaggi.Ogni paziente è unico ,come unico è il suo problema per cui è compito del medico ortopedico specialista dell’anca scegliere l’approccio chirurgico più idoneo per il caso specifico.Io ho avuto la fortuna di vederli e praticarli tutti ,sia in Italia che all’estero(a questo link Report Dott Battaglia Parigi puoi leggere il mio report a seguito di fellowship a Parigi dal dottor Frederic Laude padre fondatore della chirurgia dell’anca mininvasiva), apprezzandone le caratteristiche di ognuno.

Per minor invasività ,inoltre,non si intende semplicemente una ferita cutanea corta ,in quanto può avere una lunghezza variabile in base alla gravità dello stato di partenza o alla corporatura del paziente o rispetto al modello protesico che viene utilizzato più conforme all’anatomia dell’individuo(Un paziente obeso o con artrosi grave con deformità dei capi articolari,o pazienti che hanno Morbo di Perthes o esiti di Epifisiolisi o Displasia dell’Anca o Lussazione Congenita o il caso complesso,per posizionare al meglio l’impianto ed evitare stress cutanei importanti, avranno inevitabilmente una ferita un pò piu’ lunga).L’obiettivo fondamentale dell’intervento di protesi d’anca è eliminare il dolore e restituire il più possibile il movimento articolare ed oggi riusciamo a dare ai pazienti questo risultato in maniera sempre meno invasiva e velocemente possibile.

Protesi d’Anca nel paziente anziano o con osteoporosi.

Il paziente anziano è per definizione un paziente più delicato in quanto può presentare diverse comorbilita’ di carattere generale ed osseo.La mininvasivita’ può ridurre il rischio di complicanze generali ma è necessario anche adoperare tecniche specifiche e personalizzate per singolo caso.Tipicamente dopo i 70 anni si ha una riduzione della qualità dell’osso soprattutto nel sesso femminile dopo la menopausa.Per questo è opportuno cementare lo stelo femorale ovvero utilizzare un cemento biocompatibile che ancori saldamente la protesi all’osso.

La cementazione riduce il rischio di frattura periprotesica in seguito a caduta accidentale e consente una rapida mobilizzazione e carico totale sin da subito nel paziente anziano o con osteoporosi aumentandone la sicurezza.Il rischio se non si utilizza il cemento e’ che la protesi all’interno del femore con un osso Porotico non si osteointegri perfettamente o che si possa mobilizzare nel tempo o che possa avere una subsidence(ovvero che si possa muovere dentro il femore affondandosi causando dolore e richiedendo un nuovo intervento di revisione per cambiare la protesi).Questa tecnica ,da me impiegata,viene poco utilizzata in Italia in quanto ha una curva di apprendimento più lunga ed e’necessaria una preparazione ottimale del cemento e del femore con strumentario specifico.
Nei pazienti con queste caratteristiche io cemento sempre lo stelo femorale per apportare risultati a lungo termine più duraturi come consigliato dalla società Europea dell’Anca di cui io sono membro attivo. Qui di seguito i link in letteratura sulla cementazione dello stelo nei registri protesici del Nord Europa Norvegia e Olanda.
1)https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/38391278
2)https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/34984473

Il paziente anziano inoltre ha un rischio maggiore di frattura dovuta all’osteoporosi,per cui si deve considerare che in caso di artrosi severa o necrosi della testa femorale associate a dolore e zoppia,il problema non è soltanto il dolore ma bisogna tenere a mente il rischio di caduta accidentale dovuta al dolore legato alla patologia che può essere improvviso con cedimento della gamba.Se si cade e si frattura il femore si renderà necessario un intervento di urgenza e non più di elezione con aumento vertiginoso del rischio per il paziente stesso.Per questo motivo ,se non ci sono importanti controindicazioni assolute,consiglio sempre una visita ortopedica per valutazione  intervento di protesi d’anca.

Protesi d’anca:sono tutte uguali?CASI COMPLESSI

Nella chirurgia dell’anca il paziente spesso si confronta con altri pazienti che hanno eseguito interventi standard o ricerca in autonomia informazioni su google,ma questo inevitabilmente può provocare confusione e disinformazione e le aspettative cosi diventano irreali rispetto al proprio stato di partenza che va sempre analizzato e studiato nei dettagli insieme all’ortopedico specialista dell’anca.

L’artrosi dell’anca determinata da patologie congenite o di alterato sviluppo dalla nascita come ad esempio: il Morbo di Perthes,Epifisiolisi,Displasia Congenita dell’Anca,o gravi artriti,o esiti di fratture dell’acetabolo e/o del femore,anca in anchilosi o in Girdlestone o esiti di Poliomielite o molte altre condizioni gravi e destruenti fanno parte certamente di quell’insieme di casi che possiamo definire complessi.

Spesso molti di questi pazienti devono correggere delle dismetrie importanti di lunghezza degli arti anche di diversi centimetri,altri hanno gia’ subito molti interventi e quindi i tessuti e i muscoli sono molto piu’ danneggiati aumentandone così il rischio di infezione e lussazione dell’impianto come riportato in letteratura scientifica.

Per questo motivo in presenza di casi d’artrosi standard ma soprattutto per i casi complessi ,è sempre bene confrontarsi con un chirurgo specialista dell’anca che esegue interventi anche non standard in centri ad alto flusso di riferimento nazionale per gestire e prevenire ogni possibile complicanza.

Post Operatorio

Protocollo ERAS (Enhanced Recovery After Surgery):

Grazie all’azione multidisciplinare del chirurgo,anestesista e riabilitatore è possibile verticalizzarsi molto rapidamente dopo l’intervento di protesi d’anca con tecnica mininvasiva.

Dal pomeriggio o dal mattino successivo in base all’orario dell’intervento chirurgico, è consentito al paziente la deambulazione in carico con l’ausilio di due stampelle con l’aiuto dei fisioterapisti.

ll paziente dovrà inoltre indossare delle calze elastiche bilaterali ed effettuare terapia antitromboembolica per circa un mese che inizierà in ospedale e proseguirà al domicilio.

Appena il paziente sarà in grado in maniera autonoma a deambulare e a salire e scendere le scale potrà essere dimesso e riceverà la lettera di dimissione con le indicazioni da seguire al domicilio e le informazioni sui successivi controlli clinici e radiografici.

Quanto dura una protesi d’anca?

Dagli studi riportati in letteratura scientifica vi sono ormai dei lunghi follow up con sopravvivenza degli impianti oltre i 25 anni grazie anche al miglioramento nei materiali sia protesici che di accoppiamento tra le superfici della testina femorale e dell’inserto acetabolare(Tribologia) che ne hanno ridotto in maniera significativa l’usura,per cui l’intervento si può ritenere definitivo.

Leggi la mia pubblicazione sugli accoppiamenti tribologici cliccando su questo link: Pubblicazione accoppiamenti tribologici protesi d’anca.

Circa il 2-5% degli interventi primari può tuttavia andare incontro a delle problematiche che possono richiedere la necessità di una revisione protesica fra le quali ricordiamo:

  1. Mobilizzazione asettica
  2. Protesi dolorosa
  3. Infezione
  4. Lussazione
  5. Frattura periprotesica
 
Come prepararsi per l’intervento?

Nell’attesa dell’intervento è di primaria importanza:

  • Mantenere un trofismo muscolare con esercizi specifici che consentiranno un recupero motorio molto più rapido,
  • Perdere peso,
  • Smettere di fumare(fattore di rischio per infezione/ritardo di guarigione della ferita).

Per ridurre queste complicanze è indispensabile affidarsi a chirurghi ortopedici specialisti dell’anca che effettuano questo tipo di procedure in centri ad alto volume specializzati con un’equipe multidisciplinare e che utilizzano le ultime innovazioni scientifiche sui modelli protesici e sui materiali da impiantare.

Sono allergico ai metalli,posso fare un intervento di protesi?

Si,esistono modelli protesici appositi  nei soggetti con allergia dimostrata tramite test allergologici. 

CONFLITTO FEMORO ACETABOLARE(FAI)

Definizione di conflitto Femoro Acetabolare o Femoro-Acetabular Impingement (FAI) : conflitto tra acetabolo e collo del femore; di fatto un’incongruenza articolare, non solo anatomica ma anche funzionale.

Patologia di recente rivalutazione, ha “sconvolto” la nostra concezione di quella che viene definita artrosi primaria o idiopatica, che in genere viene imputata all’età o ad altri fattori costituzionali.

Ora sappiamo che l’artrosi idiopatica è dovuta nella maggior parte dei casi al conflitto femoro-acetabolare, che rappresenta la prima causa di artrosi dell’anca.

  • 35% percentuale dei maschi asintomatici caucasici mostrano segni radiografici di FAI;
  • 40% nelle donne; 
  • tali segni radiografici sono ancora più frequenti negli atleti,fino al 95% nel football americano e 70% nel calcio.

Nei pazienti sintomatici per coxalgia tali segni si rilevano fino al 94% dei casi.La sintomatologia solitamente si manifesta in seguito alla combinazione di intrarotazione-flessione-adduzione o extrarotazione-estensione-abduzione dell’anca.

Che esami radiologici servono?

  • Radiografia del bacino e assiale dell’anca coinvolta;
  • RMN e Artro-RMN dell’anca.

Può essere suddivisa in due grandi categorie:

  • A livello acetabolare (Pincer),in cui l’acetabolo è troppo coprente sulla testa femorale.
  • A livello femorale (Cam),in cui vi è un eccesso di osso a livello del collo femorale.

Il conflitto nella maggior parte dei casi è misto ovvero sono presenti entrambi i difetti ossei.

Come si può trattare per alleviare i sintomi?

  1. Riposo funzionale;
  2. Fisioterapia;
  3. Infiltrazioni di acido ialuronico;
  4. Medicina Rigenerativa.

Si può eliminare il conflitto?

Da diversi anni ormai vi è la possibilità di trattare questa patologia per via mininvasiva tramite l’artroscopia d’anca in particolar modo nei giovani e sportivi.

Essa prevede 2-3 mini incisioni a livello dell’anca con il paziente posizionato su un particolare letto di trazione ortopedico.Solitamente ha una durata media di circa 90 minuti e dimissione il giorno successivo all’intervento.

Molto importante è la valutazione di un ortopedico specialista dell’anca in quanto l’indicazione per questa procedura è molto selettiva e la degenerazione artrosica non deve essere in stato avanzato per poter avere successo.

La procedura può ritardare il processo evolutivo artrosico ed eliminare il dolore permettendo un ritorno all’attività sportiva.

TROCANTERITE

Patologia molto frequente soprattutto nel sesso femminile.E’ causata da una infiammazione della borsa dei tendini dei muscoli glutei.

La diagnosi è spesso basata solo sulla clinica ma possono essere utili anche un’ecografia o RMN dell’anca.

Tipicamente si presenta con :

  • Dolore diffuso all’anca che si può propagare lateralmente fino alla gamba
  • Dolore alla digitopressione della regione trocanterica 
  • Bruciore e senso di calore 
  • Impossibilità a dormire di fianco nel letto
  • Zoppia

E’ molto invalidante ma raramente necessita di intervento chirurgico.

Il trattamento è generalmente conservativo e prevede:

  1. Riposo funzionale;
  2. Onde d’urto focalizzate;
  3. Infiltrazioni di cortisone;
  4. Fisiochinesi dell’anca e rinforzo muscolare e stretching.
  5. Intervento di release della Fascia Lata e Bursectomia.

Importante e’ la valutazione e visita con un chirurgo ortopedico specialista dell’anca.

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